Scendiamo la
strada che passa di fianco alla sala da tè, alla chiesa con il suo camposanto
di croci celtiche, e ci ritroviamo in riva all'oceano. Il sole è appena
tramontato dietro i promontori all'orizzonte ed il cielo comincia a virare per
lasciare spazio alla notte. Due cottages, costruiti sulla collina con le
finestre rivolte al largo, si accendono rivelando il loro interno cavo e caldo.
La luna sta sorgendo da est, piena e paglierina, sollevandosi dalla superficie delle
acque.
Ci sediamo
sugli scogli, queste rocce grigie ricoperte di muschi e di alghe che svaniscono
nell'oceano. E ce ne stiamo lì, in silenzio, ad ascoltare.
E quello che sentiamo non è molto diverso da quello che sentivano secoli, millenni fa. Il suono di un animale dormiente, un ruggito sommesso e continuo, un respiro liquido e potente. L'oceano lo si sente. E non solo con l'udito. Lo si percepisce, al tatto, come si percepisce una persona vicina. È una presenza viva, quasi carnale, su questo non ci sono dubbi. E la sua potenza, ora mascherata dalla mansuetudine di questo tramonto, non può essere dimenticata.
E di sicuro non la dimenticavano i popoli antichi. Non mi stupisco che ognuno, ogni civiltà in ogni epoca, abbia dato un nome al dio del mare, al signore delle acque. Perché tale presenza è fatica immaginarla se non associata ad una qualche umanità, ad una qualche vitale presenza, con una volontà propria, un carattere imprevedibile. Capace di gesti di magnanimità e crudeli violenze senza un apparente senso, senza una coerenza vera. Un giorno portatore di vita, con i suoi doni ed i suoi pesci, e l'altro di morte, con le sue tempeste e le sue profondità.
Ma non si può convivere con una presenza così ingombrante se a questa non si trova un senso. Se non si riesce ad immaginare che la differenza che passa tra la vita e la morte abbia un disegno, seppur nascosto. E allora si cerca di lusingarla, come si può fare con un vicino potente ed irascibile. Ci si inventano i riti propiziatori, gli amuleti, le benedizioni, i santi. Si inventano i modi per placare l'animo volubile di un onnipotente, di un dio.
Tutto questo
non è difficile da immaginare stando qua. Non servono libri. Questa notte la
mitologia la riscriviamo noi.
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