Di fianco a
noi stanno quattro ragazzi. Quello con il cappello potrebbe essere un italiano,
anche se l'accento e l'abbigliamento paiono tipicamente di qui. Ma quella che
attira la nostra attenzione è la ragazza che sta di fronte a noi, dall'altra
parte del tavolo. Sotto la felpa pesante, con il cappuccio poggiato sulle
spalle, presenta una corporatura massiccia, al limite del mascolino, come di
chi lavorasse fisicamente. O (il che è più probabile visti i bicchieri che ha
davanti) di chi beve tanto. I capelli, raccolti ma incolti, non hanno ancora
deciso se essere castani o rossi. Ma, a quanto pare, a quegli occhi verdi tutto
ciò non importa. E non importa neppure di nascondere la sua bellezza nel
piccolo bar di un paese sperduto della contea di Antrim.
Mi avvicino
al bancone. Gli anziani che stazionano stabilmente da quelle parti mi lasciano
uno spiraglio per parlare con il barista. Cerco di farmi sentire nel caos
generale. Gli urlo che siamo in due, seduti là, e che volevamo una Guinness ed
una Ale. Il barista, un rubicondo anziano dai capelli bianchi e la pancia da
tricheco, mi guarda e mi fa: "Ok, questo per un uomo. E per l'altro?"
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