mercoledì 15 agosto 2012

vasche - day 0



Nella luce del primo pomeriggio osservo le gambe in ferro, il piano rivestito in materiale plastico bianco. Alle pareti ceramica da pochi soldi, un alto soffitto ed una decina di tavoli stipati uno vicino all'altro. Intorno a noi giovani teenager e signori del quartiere, tutti intenti a mangiare con gusto il fish&chips del fine settimana.
Henry Street è affollata di gente, desiderosa di godersi il sole che è appena uscito. Dietro a bancarelle di legno alcune donne vendono frutti di bosco, gridando le loro offerte. Un bambino, non più di dieci anni, suona canzoni tradizionali con un piccolo flauto, incantando i passanti. Un gruppo, una chitarra, un banjo, un cajòn de flamenco, un bodhràn, suona musiche celtiche sulla via richiamando i turisti.
I prati di St. Stephen's Green  sono impeccabili, bordati di cespugli in fiore e laghetti con le oche. Ci aggiriamo ancora un po' per il centro, pesci in un acquario.
Ormai è quasi buio. Il tavolino è nell'angolo in fondo al locale, appoggiato ad una parete di vecchi mattoni. Intorno stampe, foto di una natura possente e dominatrice. La cameriera ci accoglie con un insolito accento, un'eleganza dissimulata ed una treccia-rasta su un lato della nuca a corollario di una magnifica chioma dallo spirito igneo.

Poi una poltrona in un seminterrato in pietra, camini spenti e gente ovunque. Chiacchiere in altre lingue, stessi sorrisi e stessi sguardi. Una leggerezza invidiabile ed una gran voglia di vita. La pioggia nebulizzata. Il freddo ad agosto. Il folk, i banjo e le chitarre, le strofe urlate e vendute al dio del turismo. Giovani che chiedono l'elemosina. Strade sconosciute nella notte, a piedi sotto l'acqua. Rientrare in camera al buio, una camera non tua, una camera con persone a caso, vite tangenti inconsciamente. Ed un mondo che si spegne nella confortante scomodità di un letto in affitto.

Ed ancora una volta si ripete il rito, il ballo di due anime gettate nel nulla. La scherma di due esistenze.

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