giovedì 30 agosto 2012

carraig na creine - day 4



Salgo i due gradini e suono il campanello, pronto a chiedere se per caso non sia rimasta una stanza per la notte. Dopo qualche momento di attesa la porta si apre e sulla soglia appare una signora sulla settantina, rimpicciolita dall'età. Da dietro gli occhialini lei appoggia sui miei i suoi occhi gentili e con dolcezza mi dice:
- Buonasera, come va?
Interdetto da tanta gentilezza, resto un momento sulla porta a bocca aperta, non riuscendo ad esternare immediatamente la fredda pragmaticità della mia richiesta.
- Buona sera a lei - riesco finalmente ad esordire -. Ci domandavamo se per caso non le fosse rimasta una camera libera per stanotte.
Lei mi osserva e lentamente volge lo sguardo verso la nostra macchina.
- Quanti siete?
- Soltanto due - le dico.
Lei fa un movimento lento che le serve per prendere tempo e cercare di farsi un'idea, immagino, su chi siamo, su se sia il caso di darci ospitalità.
- Dunque, dovrei avere una doppia, se per voi va bene.
Entriamo in uno stretto corridoio, perlinato in legno chiaro dalle venature rosse per pavimento, intonaco crema tendente all'arancio per le pareti. La nostra stanza sembra una reggia nordica, comparata a quello cui eravamo abituati. Due grandi finestre dagli infissi in legno bianco affacciano sul giardino, protette da pesanti tende in stile montano. Tra il letto matrimoniale ed il singolo, entrambi con testata in legno inciso, si trova una bassa cassettiera bianca. Una parete della stanza è completamente rivestita in legno e da essa emergono una mensola, dove si trova un vassoio con due bicchieri ed una brocca d'acqua, ed una consolle con un grande specchio davanti. Anche il bagno è curato ed accogliente, con dettagli e ripiani in legno.
La signora ci si avvicina, silenziosa e premurosa e ci domanda:
- A che ora pensate di svegliarvi domattina? A che ora preferite la colazione?
Rimango quasi commosso dalla domanda.
- Vi va bene la tipica colazione irlandese?
E così ci prepariamo, contenti come pasque, e ci fiondiamo nel piccolo centro di Clifden.

Nella tenue luce del mattino la sala della colazione sembra grande ed accogliente. Ancora una volta il legno regna sovrano, ricoprendo pavimenti, pilastri e soffitto. Una grande finestra si apre verso ovest. Dietro di noi un grande camino con base in pietra, due poltrone ed una serie di foto di famiglia. Su un tavolino si trovano cereali, latte, frutta, yogurt, salse, burro, marmellate e condimenti vari. Ci sediamo e dopo poco zia May (ormai così ribattezzata perchè identica alla zia di Peter Parker) ci porta due piatti con uova fritte, salsicce, pancetta, pomodori, wurstel, accompagnati da succo di frutta, tè e pane ai cereali. Allettati da tanta bontà cominciamo a chiacchierare con la simpatica signora. Le domandiamo del magnifico telefono anni '20 (non funzionante) che tiene in sala, del tempo in Irlanda (clichè immancabile), della situazione lavorativa nel Paese (tutti quanti se ne vanno non solo dalle campagne ma anche dalle città, puntando verso altre nazioni meno in crisi), ed infine del perchè non ci siano tanti alberi, nonostante l'Irlanda sia così incredibilmente verde.

Mentre siamo sull'uscio confesso a zia May di non aver mai mangiato prima la tipica colazione irlandese.
- Tanta gente dice anche che non la vorrà mangiare mai più - mi dice con un occhiolino.
- No, no - mi affretto a chiarire - io la mangerei molto volentieri.
- Allora non te la dimenticare.
- Non lo farò, non si preoccupi.

Ce ne andiamo con una strana sensazione di contentezza dentro. Sarà la super-colazione. Sarà la gentilezza inaspettata della padrona di casa del Carraig na Creine. Sarà la bellezza del Paese. Non lo so. Ma in ogni caso è stato bello. Anche se ancora non ho capito cosa ci facciano, davanti a casa, un aquascooter riempito di fiori ed una gigantesca turbina navale.

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