E io adesso
sono qui. Ho una famiglia, ho un lavoro e la sera vado a letto presto. Il martedì
vado a sentire i concerti che danno alla Sala Trater e ascolto musiche che a
Quinnipak non esistono: Mozart, Beethoven, Chopin. Sono normali eppure sono
belle. Ho degli amici con cui gioco a carte, parlo di politica fumando il
sigaro e la domenica vado in campagna. Amo mia moglie, che è una donna
intelligente e bella. Mi piace tornare a casa e trovarla lì, qualsiasi cosa sia
successa nel mondo quel giorno. Mi piace dormire vicino a lei e mi piace
svegliarmi insieme a lei ho un figlio e lo amo anche se tutto fa supporre che
da grande farà l'assicuratore. Spero che lo farà bene e che sarà un uomo
giusto. La sera vado a letto e mi addormento. E tu mi hai insegnato che questo
vuol dire che sono in pace con me stesso. Non c'è altro. Questa è la mia vita. Io
lo so che non ti piace, ma non voglio che tu me lo scriva. Perché voglio
continuare ad andare a letto, la sera, e addormentarmi.
Ognuno ha il
mondo che si merita. Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano
che è normale. Mai visto niente del genere, a Quinnipak. Ma forse proprio per
questo, io ci sto bene. A Quinnipak si ha negli occhi l'infinto. Qui, quando proprio
guardi lontano, guardi negli occhi di tuo figlio. Ed è diverso.
Non so come
fartelo capire, ma qui si vive al riparo. E non è una cosa spregevole. È bello.
E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti
sul cornicione delle cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le
scappatoie per sgusciare via dalla realtà? È proprio obbligatorio essere
eccezionali?
Io non lo
so. Ma mi tengo stretta questa vita mia e non mi vergogno di niente: nemmeno
delle mie soprascarpe. C'è una dignità immensa, nella gente, quando si porta
addosso le proprie paure, senza barare, come medaglie della propria mediocrità.
E io sono uno di quelli.
Si guardava
sempre l'infinito, a Quinnipak, insieme a te. Ma qui non c'è l'infinito. E così
guardiamo le cose, e questo ci basta. Ogni tanto, nei momenti più impensati,
siamo felici.
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