lunedì 30 settembre 2013

apocalypse please - giorno 3



Lanciamo la macchina sulla strada che ci porta verso il cuore urbano con l'idea di essere in una città devastata dalla guerra nel passato recente, e pronti a coglierne i segni. La periferia di Belgrado è anonima come in tutto il mondo. Torri prive di carattere, edifici senza pregio, residenze tristi. Più ci avviciniamo alla parte antica e più le strade, ampi viali alberati, si fanno monumentali, pomposi. Finchè, percorrendo Kneza Miloša, la meraviglia ci mozza le parole.
"Fermati!"
Scendiamo dalla macchina, voltiamo l'angolo e ci ritroviamo di fronte un edificio in procinto di collassare su se stesso. Probabilmente da almeno una decina d'anni. Uno steccone gradonato e bugnato, setti in cemento armato che sostengono solai armati, finestre a nastro e linguaggio moderno. Doveva incutere rispetto, all'epoca, il bestione. E ora guardalo, cieco e mutilo, un reperto che mostra le sue viscere fossili al palazzo del potere che gli sta di fronte. Tentiamo di immortalare il cadavere di pietra in questa atmosfera apocalittica, catturando la poca luce prima di dirigerci alla ricerca di un ostello. Invece, dopo un paio di minuti, il cielo cupo si scuote e comincia a riversarci addosso secchiate d'acqua che ci costringono a cercare un riparo. Lo troviamo sotto i ponteggi di un cantiere proprio di fronte al nostro cadavere urbano, confidando nella rapidità dei temporali estivi. Eppure si è alzato il vento, e la pioggia non accenna a diminuire. l'acqua comincia a penetrare tra le assi di legno ed in una decina di minuti ci ritroviamo con 2 sconosciuti a stringerci nelle zone più riparate. Piove così tanto che la città è trascolorata, grigia e scomparsa dietro una cortina d'acqua che ci impedisce di vedere lontano. La strada è quasi allagata, le macchine faticano a passare, il tram è fermo con le quattro frecce, la gente cerca riparo negli androni, sotto i ponteggi, alle fermate del bus.
Sotto le impalcature dall'altro lato della strada, un militare continua a fare brevi ronde, andata e ritorno, incurante dell'acqua che viola la sua uniforme.
Cercavamo un impatto violento con la città. Beh, è quello che abbiamo avuto.

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