Si agita,
euforico. Salta e volteggia come fosse in preda a qualche strano spirito -oltre
a quello alcolico, si intende. Solleva ritmicamente il cappello da cowboy rivelando una calvizie avanzata che a nessuno
interessa. I vestiti (la giacca color panna, il panciotto, la camicia chiara) stentano
a contenerne l'entusiasmo e ci trascinano nelle feste di paese di tanti anni
fa, le feste che conosciamo solo dai racconti altrui e da qualche foto
seppiata. La banda, uscita direttamente dalle sagre di un'Italia ormai
scomparsa, fa cerchio intorno a lui raccogliendone l'allegria e trasformandola
in melodie.
Attorno una
folla festante di tutte le età si accalca in ogni dove. Gradini, lampioni,
balaustre, terrazzi, tetti, mura. Il borgo di Ceglie Messapica viene assaltato
per una notte dall'orgoglio di essere paese e di sapere ancora gioire dei piccoli
piaceri. E a ricordarlo è un Vinicio particolarmente sbronzo inquadrato da una
cupola di stelle.
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