Katolička Porta è la piazza sul lato
della cattedrale di Novi Sad. Questa sera (e, come scopriremo poi, ogni sera) è
gremita di ragazzi di tutte le età, ognuno con il suo personale botellòn. Cerchiamo
di evitare di finire come a Zagabria (a guardarci negli occhi al tavolino di un
bar) e decidiamo di unirci alla calca festante. Prendiamo qualche birra e ci
appostiamo vicino alla fontana. Dopo pochi minuti un ragazzo viene a chiederci
un cavatappi ed il gioco è fatto: in breve conosciamo Milan e la sua simpatica
combriccola. Milan è un ragazzo originario di un paesino poco fuori città e si
è trasferito qui per studiare. Dice che la città è molto interessante ed ha una
gran vita, grazie al fervore studentesco, e la piazza sembra dargli ragione. Sostanzialmente
il centro storico è costituito da due arterie principali: un boulevard pedonale
dove ogni locale è un bar che si espande sulla strada con tavolini e divanetti,
ed una strada stretta dove si concentrano i pub ed i clubs della città. Ci facciamo
qualche giro di birra insieme e poi bissiamo con quello che stanno bevendo loro,
un mix senza nome fatto di vino bianco e schweppes al limone.
Aleksandra, una ragazzona bionda molto
appariscente, ci racconta di come lavori per l'ufficio Erasmus tentando di
incrementare le possibilità per i serbi di andare all'estero. Una grande
opportunità per i ragazzi di qui per poter studiare fuori dal Paese, ma
purtroppo le borse sono poche. Li invitiamo a venire a trovarci a Bologna,
visto che nessuno di loro vincerà una borsa Erasmus. Milan ci guarda e dice che
il problema è che in Serbia non ci sono soldi, che c'è tantissima povertà. Loro
sono già fortunati a poter studiare in città, ma non possono fare vacanze,
lavorano per stare lì, e di andare all'estero, purtroppo, non se ne parla. Auguriamo
loro, goffamente, che aprano delle connessioni low-cost con l'Italia, per
poterli ospitare in un futuro.
Poco prima di mezzanotte riveliamo che è il
mio compleanno e quindi, tutti insieme, scoliamo i bicchieri e ci trasferiamo
in uno dei clubs vicini. Varchiamo la porta e ci infiliamo dietro ai nostri
nuovi amici nella calca del locale. Una musica hip-hop sparata a tutto volume
fa muovere i corpi come nei videoclip e le ragazze non perdono occasione per
mostrare come hanno imparato a scuotere i loro averi. Io e te ci guardiamo, silenziosamente
basiti. La notte procede al ritmo di gin tonic e birre, passando da un locale
all'altro, attraversando sale dove la musica a noi pare decente ma non ad
Aleksandra, che guida i giochi. Quando tutti i locali chiudono Milan, tutto
emozionato, ci trascina nel posto che fa la "miglior pizza della
città". È un banco che serve le pizze direttamente in strada, e non è
niente male. Qui finalmente riusciamo a parlare un po' con Bojana e Danijela
che, ormai prede dell'alcol, tentano di esprimersi in un fantasioso inglese. Tutta
gente molto simpatica, piena di vita e di quella semplicità che contraddistingue
aree dove la ricchezza ancora non ha corrotto la genuinità.
Quando ormai ogni speranza di trovare
qualcosa aperto svanisce, salutiamo i nostri momentanei compagni di viaggio e
ci ripromettiamo di vederci in Italia. E un hvala di cuore raggiunge ognuno di
loro.
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