Mi faccio
trasportare dal tempo, inerte ed ebete come polline al vento, tutto osservando
e nulla dicendo. Il mondo passa attraverso gli occhi come un film muto, come il
paesaggio dai finestrini del treno. I suoni mi sciacquano i timpani, la pelle a
gioire della brezza. Ed il palato sedotto dai mille sapori di questa terra.
La libidine
di una cascata d'acqua domestica a lavarmi il capo, dei fichi che si sciolgono
in bocca, della pastella fritta, delle verdure del campo. Della genuinità di
una terra ancora viva. Della massività che ci accoglie tra le sue braccia di
pietra.
lunedì 9 settembre 2013
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