venerdì 15 febbraio 2008

a bon droyt - capitolo 10


La mattina dello spettacolo tutto era già pronto, gli attori provavano, le lanterna appese si dimenavano gioiosamente al vento e nella grande corte erano state disposte 80 sedie davanti ad un grande palco di legno fatto di brutte assi da steccato e cassette della frutta, sopra il palco campeggiava la grande Lanterna della chiesa: sembrava quasi che il simbolo della vittoria della cristianità sulle tenebre si imponesse come uno stemma d’acciaio e luce sulla grande platea, come se di li a poche ore si sarebbero riunite tutte le schiere degli angeli del paradiso guidati dai loro Arcangeli per pianificare un ultimo devastante attacco all’inferno. Come se il castello fosse l’ultimo baluardo della speranza contro le nequizie del mondo.
Briac, Anton, Fernand e Francesco guardavano insieme il loro operato nella sfavillante luce del mattino.
“Mi prude il culo” Anton interruppe il silenzio.
“Lavatelo meglio” disse Fernand, mentre si teneva la gamba che per l’occasione aveva deciso di fargli un male cane.
“E si… abbiamo fatto un gran lavoro…” disse Francesco
“Gli attori come vanno?” chiese Anton
“Faranno la loro parte in questa storia…”

La mattina dello spettacolo, mentre i cospiratori si lasciavano andare alla nostalgia del lavoro compiuto, un furibondo signor Gauthier era costretto dalla pubblica forza dell’ordine a rivedere tutti i suoi libri contabili e un treno arrivava in perfetto ritardo alla stazione di Vierzon.
Per Il giovane Guy quel treno era molto importante. Francesco gli aveva dato un compito con precise istruzioni e lui si era posto in animo di eseguirlo con la precisione di un soldato in guerra. Di fatti già un ora prima dell’arrivo del treno avreste potuto vedere il giovane Guy aspettare paziente con il suo bel cartello in mano. Sul cartello una sola parola: “A Bon Droyt”.

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