sabato 23 febbraio 2008

a bon droyt - capitolo 11 - scena 3

La Torre, due guardie giocano a dadi di fronte al portone.

Prima guardia “6… non lo batti”
Seconda guardia “3… dannazione”
Prima guardia “6…”
Seconda guardia “3… disdetta”
Prima guardia “ahh! Sembra che il tempo s’è fermato! Due giri uguali a favor mio!”
Seconda guardia “shhh! Arriva qualcuno…”

Entrano Rinaldo,Fabrizio e Orazio un po’ in disparte

Fabrizio “Salute a voi!”
Prima guardia “E a voi lo stesso! Che vi mena a queste porte?”
Rinaldo “Ma guarda! Due valenti uomini d’arme!”
Prima guardia “Valenti quanto basta per guardare ad un portone.”
Fabrizio “Eh certo anche il portone ha il suo valore!”
Rinaldo “Quale terribile tesoro potrà mai celare questa porta per richiedere tanta sicurezza!”
Prima Guardia “Non son certo affari vostri!”
Fabrizio “Peccato!”
Rinaldo “Davvero! ‘Che i nostri affari ci pesano in saccoccia e saremmo stati felici di alleviare un po’ del nostro peso a favor vostro!”
Seconda guardia “Signori miei! Non son cose che si dicono a una guardia!”
Prima guardia “Non sono cose che si dicono, ma se saltan fuori se ne parla volentieri!”
Fabrizio “Diciamo che con mezza corona vorremmo soddisfare la curiosità… è un argomento che vi intriga?”
Prima guardia “Fuori la corona e le domande…”
Rinaldo “Da quanto tempo si erge questa Torre?”
Seconda guardia “Da sempre per quel che ne so io.”
Fabrizio “E per quale tesoro tiene fuori il mondo?”
Prima guardia “Ah non certo di un tesoro si tratta”
Seconda guardia “E non per tener fuori ma per tener di dentro!”
Fabrizio “Ah, ma qui non due guardie abbiamo, due oracoli! Più oscuri di una notte senza luna.”
Seconda guardia “Questa torre è una prigione!”
Rinaldo “Senti, senti! E voi sareste i carcerieri?”
Prima Guardia “No, solo le guardie della porta, il carceriere è dentro e con lui non si scherza”
Fabrizio “E quanti terribili malfattori assicura il vostro carceriere?”
Seconda guardia “Ah! Ma le domande crescono e la saccoccia non va appresso!”
Rinaldo “Altro che oracoli! Ora abbiamo due mercanti!”
Fabrizio “Via non fate tante storie per due corone!”
Seconda guardia “Ne faremo per tre!”
Rinaldo “Eccone quattro! E crepi l’avarizia!”
Prima guardia “Un solo uomo mio nobilissimo signore!”
Seconda guardia “Anzi neppure quello!”
Prima guardia “Una donna sta chiusa in questa torre!”
Fabrizio “E voi l’avete vista in ceppi?”
Prima guardia “Mai nella nostra vita!”
Rinaldo “Speriamo che le vostre vite durino in eterno allora!”

Locanda, entrano Agramente, Desdemona e Madame Gervaise

Agramente “Vi porgo umili scuse, ma di tutto sto’ trambusto avevo perso il segno più importante.”
Desdemona “Accetto le vostre scuse.”
Agramente “Se avessi saputo il vostro nome! Avrei maggiormente trattenuto le mie ciarle!”
Desdemona “Non vi chiedo altro che la vostra fedeltà!”
Madame Gervaise “la nostra e di tutto il paese, non troverà un solo uomo o animale che non si schieri per la vostra causa!”
Desdemona “Ah speravo che la mia presenza passasse inosservata!”
Agramente “Mia signora, contessa… la vostra presenza chiama autorità come il sole il giorno! Come potevate passare inosservata!”
Madame Gervaise “E per di più così vicino alla torre, non passerà un altro giorno prima che il carceriere sia avvisato!”
Desdemona “Non eran tutti servi della nostra fedeltà?”
Madame Gervaise “Mia signora. Son tutti eroi finché la pugna è in versi!”
Agramente “E fan presto gli eroi a tramutarsi in ladri se il bottino vale le bastonate!”
Desdemona “Non di bastoni saran le carte, ma di spade!”
Agramente “Ad ogni buon conto il vostro segreto non è un segreto in queste strade.”
Desdemona “Non agiremo come ladri nella notte, se a questo alludevate. Prima che la tromba della posta squilli ancora il nostro officio sarà già in bocca a tutti quanti. E Dio piacendo, noi sarem lontani. Ma vedo che i miei uomini ritornano… vi prego di lasciarmi.”

Escono Madame Gervaise e Agramente.
Entrano Rinaldo, Fabrizio e Orazio.


Desdemona “Miei cari! vi prego. Datemi le vostre nuove.”
Rinaldo “Non più di due guardie e un carceriere tronfio, sarà facile tutto sommato!”
Fabrizio “il Duca fece male i conti se pensava di impedirci l’impresa con tre sgualciti ribaldi.”
Desdemona “Mio caro Orazio, rompi il tuo silenzio e aprimi il tuo cuore, te ne prego!”
Orazio “Un altro giorno mia signora solo uno e tutto sarà svelato…”
Desdemona “Non un'altra alba vedrà sorgere chiusa in quella torre! Stasera stessa canteranno le vostre spade e darete sfogo ai vostri desideri, e se anche rimanessero un mistero le intenzioni che spinsero il duca a toglierci nostra sorella, sia quel che sia, domani la riavremo con noi! Questo conta più di mille spiegazioni.”
Rinaldo “a stanotte allora…”

Esterno della torre, notte. Due guardie e il cancelliere vicino al fuoco, entrano Rinaldo e Fabrizio

Carceriere “Ecco infine, giungono i saltimbanchi a onorare le nostre noiose ore di veglia”
Rinaldo “Speriamo di non avervi fatto attendere troppo e vogliate scusarci se le nostre note feriranno il vostro orecchio! Ben altre ferite presto vi condurranno a più celestiali cori”
Fabrizio “Sempre che il Santo conestabile del cielo vi lasci assistere ai suoi canti”
Rinaldo “Chissà Fabrizio se i cani son bene accetti”
Prima Guardia “E’ un insulto questo!”
Fabrizio “No! Constatazione.”
Seconda Guardia “Sguaina, e prega infame”
Fabrizio “Guarda la mia lama e dimmi se ti garba cane!”
Carceriere “Alle armi, addosso avanti!”
Seconda Guardia “Addosso!”
Rinaldo “Avanti! venite avanti a farvi sbudellare!”
Carceriere “La torre… uno sta scalando!”
Fabrizio “Grida adesso maledetto!”

A questo punto, mentre gli attori se le davano di santa ragione, la povera Elsie (nei panni del carceriere) veniva sbudellata (per finta s’intende), non prima di riuscire ad attirare l’attenzione della folla convenuta sulla murata illuminata della torre, dove un ombra ben visibile si stava rizzando con tutte le sue forze nell’improbabile tentativo di scalare la torre del castello e di non finire spadellato sugli spalti.
Bisogna spezzare parecchie lance a favore del pubblico di Limeux, che, pur non composto da affezionati frequentatori di teatri, aveva seguito lo spettacolo con una silenziosa e sepolcrale attenzione.
Bisogna capire il pubblico che, non avvezzo a tanta concentrazione, arrivato alla scena delle botte si lasciò, per così dire, andare.
Fu un boato di grida.
Tutti, chi più chi meno, manco si trattasse di un incontro di pugilato, cominciarono a fare il tifo ognuno per lo schermidore preferito, e manco potessero dare man forte alla battaglia gridavano i peggiori appellativi alla volta del combattente scelto come avverso.
“Sbudellalo forza!”
“Attento, schiva, schiva!”
“Muovi le gambe è tutto nelle gambe!”
“Elsie sei bellissima!”
Gli attori, abbandonando ogni pretesa professionale, cominciarono a prenderci gusto nella lotta e a colpi di spada e cazzotti continuarono il loro duello in un crescendo di insulti corali.
Fernand era semplicemente allibito, non sapeva da che parte prendere la situazione, tutti erano ormai in piedi e gridavano a più non posso, da una parte la folla cominciò ad avvicinarsi al palco altri si alzavano sulle sedie per vedere meglio. Gli attori avevano cominciato a menarsi per davvero. Irmine, ricorrendo al suo istinto per gli affari, si era messa a distribuire birra tra la gente.
In men che non si dica dagli insulti, i più agitati, cominciarono a passare hai fatti. Tutti mezzi ubriachi iniziarono a pigliarsi.
Il prete diede aria al gonnone e si dileguò veloce come un razzo.
Sul palco i duellanti, da prima confusi, pensarono bene di gettare le spade e di passare alle mani e in zero due secondi erano già scesi a fare a botte con chiunque trovassero tra i piedi.
Le donne di Limeux non ebbero problemi a uscire dalla zuffa, ma, per nulla intimorite continuarono a fare il tifo per i loro mariti o fidanzati.
Fernand si adeguò in un lampo alla nuova situazione e, staccato il lanternone della chiesa, faceva vento a destra e a manca.
Anche Anton si lasciò prendere la mano e giù botte a tutti e tutto.

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