martedì 2 ottobre 2012

apnee



Lo ricordo perfettamente, senza fatica né oggettività. Lo ricordo perfettamente come si ricordano gli eventi del passato, come bolle di emozioni e profumi.
Ero nel bagno piccolo, quello disotto. Ci facevamo la doccia, in quel bagno. Pensili celesti e decorazioni floreali sulle piastrelle alle pareti. Una luce giallastra dall'alto. Ricordo come mi impegnassi per stare da solo sotto il getto dell’acqua e tentare (non che ci riuscissi benissimo) di insaponarmi un po’, qua e là. Mentre ero tutto indaffarato a spargere la schiuma, il babbo (allora un gigante che supervisionava il tutto) mi disse: “Adesso, mentre sei sotto la doccia, prova a tenere gli occhi aperti. E a respirare”. Infatti quando mi infilavo sotto il getto dell’acqua chiudevo gli occhi e restavo in apnea e per tornare a riaprirli e a respirare dovevo spostarmi dove non mi arrivasse l’acqua. Così le mie docce erano un continuo saltare dentro e fuori dal fiotto.
Rimasi perplesso. Già mi costava tanto insaponarmi. Ora dovevo aggiungere questa nuova sfida.
Ricordo che mi misi sotto, occhi chiusi e bocca chiusa. Poi aprii piano le palpebre. L’acqua cominciò ad entrare, ad affogare la vista. Ma in fondo non era poi così fastidiosa. E allora schiusi la bocca e respirai. Ed il respiro, da sincopato e timoroso, divenne sempre più naturale.

Lo ricordo distintamente, con tutti i colori e le parole che forse non ha mai avuto. Ma lo ricordo assolutamente reale. Ed il ricordo era del momento in cui, improvvisamente, avevo conquistato qualcosa e mi ero sentito parte del mondo dei grandi.

Nessun commento: