domenica 14 ottobre 2012

riposo - day 8



È proprio questo il bello di perdersi. Sono sempre stato d'accordo coi situazionisti, a riguardo.
Vagando per il Burren decidiamo di fermarci in un luogo a caso per pranzo. Seguiamo una direzione non ben precisata finchè scorgiamo un piccolo cartello. Ne seguiamo le indicazioni che ci portano su una stradina bianca che muore in un cancello chiuso. Parcheggiamo, attraversiamo un paio di muretti a secco, fiancheggiamo campi dove le mucche ci osservano come se fossimo strani esseri, e ci ritroviamo, finalmente, in un piccolo appezzamento recintato occupato quasi completamente da un antico edificio. Come tante altre chiese dell'epoca, di questa son rimaste in piedi solo le massicce pareti perimetrali, mentre il tetto è scomparso lasciando l'interno a cielo aperto. I muri sono composti da pietre sbozzate di grandi dimensioni. Non posso fare a meno di notare alcune singolarità che balzano all'occhio, come le eleganti mensole che commentano il punto in cui il tetto si congiunge con l'angolo dell'edificio. O la presenza a lato dell'ingresso, grossolanamente chiuso con alcuni massi, di due facce che emergono dal profilo della costruzione. Una, poco al di sotto di una dalle mensole, ritrae una testa umana con gli occhi chiusi ed i lineamenti rilassati. L'altra è un cane, o un lupo, a guardia di uno degli stipiti.
Ci sediamo su di una roccia che affiora dall'erba e cominciamo a mangiare. Intorno non si sente un rumore, solo il vento che spazza i campi e ci passa sopra la testa. Man mano che ci guardiamo intorno scopriamo che quest'area veniva utilizzata per le sepolture ed ancora ne rimangono i segni. Defilata, all'ombra di un bell'albero, sta una curiosa tomba, molto simile ad una tenda: due fogli sottili di pietra appoggiati l'uno all'altro e tamponati da due lastre triangolari. Un luogo per il riposo, ora come allora.

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