Infiliamo la
scala e cominciamo a scendere. L'aria si fa umida e fresca, qualche goccia
comincia a cadere dai soffitti sulle nostre teste. Arrivati in fondo ci si para
innanzi una foresta di oltre trecento colonne alte nove metri, illuminate
scenograficamente dal basso. Fusti e capitelli sono di varia provenienza,
riciclati come si usava fare all'epoca. La Cisterna della Basilica, infatti, fu
costruita nel VI secolo e raccoglieva le acque di uno dei più lunghi acquedotti
dell'era romana. Passeggiamo tra le colonne come in una sorta di bosco di
pietra, sentendoci per un attimo creature di un mondo fantastico. Sotto i
nastri delle passerelle l'acqua è perfettamente trasparente e si vedono i
numerosi e corpulenti pesci nuotare tranquilli. Verso il fondo dell'ampio
salone vi sono due colonne alquanto singolari. Il basamento è
costituito da giganteschi dadi sui quali è incisa a bassorilievo la testa della
Medusa. Alquanto curioso, considerato che si trovavano in uno spazio ipogeo,
privo di illuminazione ed al di sotto del livello dell'acqua.
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