mercoledì 10 aprile 2013

indo hotel - day 1



Ci addentriamo per vicoli stretti seguendo il guardiano dell'hotel, che a quanto pare ha dormito vestito sul divano tutta la notte. La sua faccia da neorealismo italiano anni Venti ci interroga provando ad instaurare un dialogo. Sfiliamo di fianco a case in legno scorticate, abbandonate da tempo diresti, almeno finchè non fai caso alle tende stirate, alle persone che ci entrano, ai fiori sui balconi. Edifici che richiamano un passato europeo più che asiatico. Uno di questi è collassato su se stesso, le pareti a coprire le proprie rovine. Eppure è rimasto lì dov'era, nulla è stato spostato, ed ora è una rovina a cielo aperto, un parco giochi per animali randagi. Lo aggiriamo e ci infiliamo in un lotto sterrato tra alcune case in pessimo stato ed il retro di una moschea.
Il bancone del check-in dell'albergo, come volevasi dimostrare, è effettivamente lo stesso utilizzato dal bar. La signora ci guarda con occhi vuoti e recita il suo mantra di parole inglesi che descrivono la nostra colazione. Versiamo il tè turco nei piccoli bicchierini di vetro, un paio di zollette a testa. Del pane, qualche marmellata, cioccolata spalmabile. Un paio di uova sode, olive marinate. Io salato e tu, ovviamente, dolce.
Il tavolo è appoggiato ad una grande vetrata, su una strada che va a morire nel Mar di Marmara. In silenzio guardiamo fuori e ci lasciamo riempire gli occhi da questo mondo nuovo. Nel sole tiepido un uomo, parcheggiato ad un incrocio, pulisce la sua macchina con uno straccio, senza fretta. I finestrini, il lunotto, la carrozzeria. A quanto pare è un impegno così importante che un altro gli viene in soccorso, sempre senza fretta. Dall'altra parte della strada due signori stanno cambiando la gomma posteriore di un furgone. Parcheggiati a lato della strada, pericolosamente in salita, aggeggiano con crick e chiavi inglesi. La baracca del gommista è stretta tra due edifici, un muro grezzo con un buco per ingresso, un tetto in lamiera metallica a coprire il tutto.
I muezzin lanciano i loro canti nell'aria e noi ci addentriamo nei meandri della città vecchia.

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