Ci addentriamo
per vicoli stretti seguendo il guardiano dell'hotel, che a quanto pare ha
dormito vestito sul divano tutta la notte. La sua faccia da neorealismo
italiano anni Venti ci interroga provando ad instaurare un dialogo. Sfiliamo di
fianco a case in legno scorticate, abbandonate da tempo diresti, almeno finchè
non fai caso alle tende stirate, alle persone che ci entrano, ai fiori sui
balconi. Edifici che richiamano un passato europeo più che asiatico. Uno di
questi è collassato su se stesso, le pareti a coprire le proprie rovine. Eppure
è rimasto lì dov'era, nulla è stato spostato, ed ora è una rovina a cielo
aperto, un parco giochi per animali randagi. Lo aggiriamo e ci infiliamo in un
lotto sterrato tra alcune case in pessimo stato ed il retro di una moschea.
Il bancone
del check-in dell'albergo, come volevasi dimostrare, è effettivamente lo stesso
utilizzato dal bar. La signora
ci guarda con occhi vuoti e recita il suo mantra di parole inglesi che
descrivono la nostra colazione. Versiamo il tè turco nei piccoli bicchierini di
vetro, un paio di zollette a testa. Del pane, qualche marmellata, cioccolata
spalmabile. Un paio di uova sode, olive marinate. Io salato e tu, ovviamente,
dolce.
Il tavolo è
appoggiato ad una grande vetrata, su una strada che va a morire nel Mar di Marmara. In
silenzio guardiamo fuori e ci lasciamo riempire gli occhi da questo mondo
nuovo. Nel sole tiepido un uomo, parcheggiato ad un incrocio, pulisce la sua
macchina con uno straccio, senza fretta. I finestrini, il lunotto, la
carrozzeria. A quanto pare è un impegno così importante che un altro gli viene
in soccorso, sempre senza fretta. Dall'altra parte della strada due signori
stanno cambiando la gomma posteriore di un furgone. Parcheggiati a lato della
strada, pericolosamente in salita, aggeggiano con crick e chiavi inglesi. La baracca
del gommista è stretta tra due edifici, un muro grezzo con un buco per
ingresso, un tetto in lamiera metallica a coprire il tutto.
I muezzin lanciano i loro canti nell'aria e noi ci addentriamo nei meandri della città vecchia.
I muezzin lanciano i loro canti nell'aria e noi ci addentriamo nei meandri della città vecchia.
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