Il ritorno è
rigorosamente a piedi. Riscendiamo fino al ponte superando il mercato del
pesce, ormai chiuso e passando tra gli immancabili venditori ambulanti di carne
alla griglia, pesce, riso, dolci. Mentre osservo i gruppi di uomini che stanno
pescando dal parapetto mi domando se siano tutti affetti da qualche strana
forma di insonnia, da disagi familiari o se semplicemente provino reale piacere
a pescare a quest'ora. Sotto il ponte i locali notturni (una batteria di pub e
piccole discoteche di vario genere) sono affollati di gente. Sul cammino per
tornare nella città vecchia incontriamo persone occupate nelle più assurde
offerte commerciali, soprattutto considerata l'ora. Un signore dai capelli corti,
quasi completamente bianchi, sta appoggiato con le spalle al parapetto del
ponte offrendo la sua bilancia da casa a chi volesse pesarsi. Un uomo seduto
sulle scale del sottopassaggio guarda il nulla sperando che qualcuno acquisti
uno dei suoi topi di plastica. Scampoli di tessuto sono appesi a delle grucce lungo
la banchina, mentre paia di scarpe sportive stanno esposte su pile di scatole,
poco lontano.
Il bazar
delle spezie riposa nella penombra delle luci artificiali. Percorriamo strade
illuminate e vuote, risalendo verso Sultanahmet.
La fame
comincia a farsi sentire e poco dopo mezzanotte ci fermiamo a cenare in uno dei
tavoli all'aperto di un ristorantino. Sento distintamente di fianco a noi tre
ragazze civettare con uno degli inservienti dell'hotel dove evidentemente
risiedono. Un gruppo di persone di lingua tedesca danno spettacolo offrendo da
bere shots ai camerieri.
Risaliamo la
collina costeggiando il parco Gulhane e le mura del palazzo Topkapi. La città
vecchia è vuota e silenziosa. Prima di imboccare la strada che ridiscende la
collina per riportarci all'hotel passiamo nel cuore di Istanbul. In quello che
era il fulcro della meraviglia religiosa di un tempo e la congestione dei
flussi turistici odierni. Alle due estremità del parco Sultanahmet, con le sue
siepi e le sue fontane, si trovano infatti Aya Sofia e la Moschea Blu. Viste a
quest'ora, spogliate della confusione della città e del perenne mercato che
circonda i visitatori, appaiono come degli immensi gioielli che trafiggono la
notte con i loro minareti.
Al rientro in
albergo per fortuna ci è stata cambiata la stanza. Questa notte si dorme nel
sottotetto mansardato. E, gran lusso, acqua calda per la doccia.
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