Sul ponte di
Galata, che collega le due parti europee della città, si trovano i pescatori.
Su entrambi i lati, a qualsiasi ora del giorno e della notte, puoi vedere canne
da pesca lanciare ami nell'aria e poi aspettare. A quanto pare anche questo è
in vendita. Per qualche lira si può godere del piacere di pescare nel Corno d'Oro affittando tutto l'occorrente direttamente qui, sul ponte. E poi, chissà, se
non si prende nulla forse si può comprare anche qualche orata già pescata.
Non appena
il ponte torna terra, sulla sinistra si trova il mercato del pesce, a due passi dal Corno d'Oro. Anche ora, che è quasi notte, i banchi sono aperti, le
lampadine a ridisegnarne le mercanzie, costantemente annaffiate per mantenerle
fresche, l'acqua che tracima, corre trai piedi dei clienti e si ricongiunge al
mare. Gli ultimi ritardatari aspettano alla fermata del traghetto, manciate di
turisti scattano foto al fascino dell'acqua nella notte, all'incanto antico del
mercato del pesce.
Due bambine, poco più di una decina d'anni, se ne vanno in
giro da sole in un posto del genere a quest'ora assurda della sera. Salutano e
vengono salutate con calore dai banchi del mercato. C'è chi dà loro da dire e
le risposte fanno sgorgare l'ilarità generale. A passo svelto dinnanzi a noi le
bimbe cominciano a cantare e tamburellare su di un vecchio cembalo melodie
orientaleggianti. Oltrepassato l'ultimo banco ci ritroviamo in una zona
occupata da una distesa di tavolini di bar. Alla fioca luce di qualche lampada
appesa qua e là diverse persone si stanno godendo il loro momento di ristoro
nella fresca aria della sera. Le due bambine si avvicinano ai tavoli e
cominciano a cantare per i commensali, passando da una coppia all'altra. Avvolti
dalla nenia e dallo sciabordìo delle acque osserviamo l'altra riva, dove
campeggiano imponenti le masse delle moschee, illuminate nella notte, e le loro
gemelle nelle acque scure del Corno.
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