Lo château Gauthier, come ormai la gente di Limeux l’aveva battezzato, distava poco meno di 3 km dal centro del paese. Passeggiando lungo il piccolo bosco che lo separava da Limeux la prima cosa che si scorgeva era la torre est.
Il Sig. Gaurthier aveva dato filo da torcere ad una nutrita schiera di studiosi dell’architettura medievale che pretendevano di saperne più di lui su come doveva presentarsi un dignitoso castello di epoca caroligia. Il risultato era quantomeno sorprendente: un incrocio tra il castello di Dracula e Neuschwanstein in Baviera.
La torre, alta più o meno 40 metri, era attaccata ad un mastio dal tetto a due falde molto acuminato. Dal mastio si protendevano in avanti due alte ali di edificio che terminavano anch’esse con due piccole torri.
Le due ali circondavano un vasta corte pavimentata e, a sud, chiudevano la corte tramite un alto muro di cinta interrotto da un imponente ingresso con tanto di ponte levatoio e torrioni ai lati.
Non essendo costruito in cima a una collina, come la logica fiabesca avrebbe imposto, il castello veniva a trovarsi facilmente nascosto dalla vegetazione intorno e questo andava certamente a discapito di una privilegiata posizione panoramica, ma decisamente a favore di una certa intimità.
La torre, come già detto, faceva eccezione: si stagliava per prima sopra il sentiero nel bosco indicando la deviazione che conduceva direttamente al grande ingresso. Appena imboccato il nuovo sentiero verso il fatato edificio si era costretti a fermarsi di fronte ad un ben più prosaico cancello in ferro che accessoriava un’alta recinzione di metallo sormontata da filo spinato. Il tutto era infine ingioiellato da telecamere e altri marchingegni antieffrazione molto meno affascinanti di un drago sputa fuoco, ma altrettanto efficaci nel loro lavoro.
Francesco guardava il grande cancello.
Era decisamente troppo “grande”: diede un paio di sguardi al filo spinato, alle telecamere e, tirato un sospiro, mise il dito sull’unico pulsante del citofono.
Nessuna risposta.
Dito sul pulsante.
Ancora nulla.
Dito sul pulsante.
Niente.
Francesco guardò l’albero più vicino alla recinzione: il filo spinato, le telecamere e, tirato un sospiro, mise il piede sull’unica maniera evidente per incontrare il signor Gauthier e rompersi una gamba.
“Ma che cazzo stai facendo?” l’ometto che aveva parlato era decisamente basso e decisamente incazzato.
“Salgo su questo albero.” Rispose il mio amico abbracciato teneramente alla ruvida corteccia .
“Questo lo vedo da solo… ma almeno che tu non voglia avere un figlio con questa pianta sembra tu voglia scavalcare la recinzione.”
“In verità signore questo albero non è il mio tipo e a dire il vero non credo che io gli piaccia.”
“E riguardo la recinzione?”
“Aimè temo che neppure lei mi desideri particolarmente”
“Ragazzo! Si da il caso che sia illegale”
“Si da il caso che non me ne freghi assolutamente nulla! E’ colpa mia se questo assurdo mondo ha fissato le sue leggi contro noi scalatori di alberi senza tener di conto della nostra sensibile natura amorosa?”
L’Omino sembrò vedere la recinzione per la prima volta, guardò l’albero e disse: “Anche se sali più in altro della recinzione dovrai fare un salto di quasi 4 metri per trovarti all’interno. Pensi di trascinarti fino al castello con una gamba rotta?”
Dovete sapere che il mio amico era dotato di una certa presenza di spirito, ma, in egual misura, anche di una certa coerenza logica. Vista dal basso la sua posizione era decisamente sfavorevole e le ragioni dell’omino, invece, incontestabilmente esatte.
“Lei come mi consiglia di procedere?”
“Prima di tutto scendendo.” Disse l’omino, e il mio amico scese docilmente.
“Per seconda cosa presentandoti” continuò l’omino.
“Franceso Corsi, piacere” disse il mio amico tendendo la mano verso il nuovo venuto.
“Piacere, sono Adrien Moreau, giardiniere della tenuta.” rispose il nuovo venuto con un certo garbo prendendo la mano del mio amico.
“E ora saresti così gentile da dirmi perché cavolo volevi romperti una gamba?”
“Devo parlare con il signor Gauthier”
“Sei un giornalista?”
“No sono una specie di scrittore…”
“Una specie?”
“io scrivo ehm… ha presente le bottiglie di olio al supermercato?”
“certo…”
“I barattoli di spezie?”
“si, ma che….”
“A presente le scatole di riso…”
“si, guarda che ci sono stato al supermercato! Cosa c’entra?”
“io scrivo i modi d’uso sulle etichette dei prodotti, incateno il senso delle cose alle cose stesse”
“…”
“Ha mai letto sull’etichetta dell’olio: Ideale su tutti i cibi, si sposa con tutti i sapori rendendolo fondamentale condimento per qualunque piatto?”
“…”
“Oppure sulle confezioni di curry: rende più esotica la vostra ricetta aggiungendo un pizzico di gusto tagliente ai sapori di ogni giorno? Ecco io scrivo queste cose.”
“Sono sbalordito”
“Posso immaginarlo. alcune di queste frasi mi hanno anche fatto vincere dei premi.”
“Premi?”
“Beh… nulla di importante… deve sapere che esistono gare di poetica spicciola… ho vinto due volte il premio per la miglior poesia con meno di 10 parole”
Adrien guardò il mio amico, il cancello, l’orologio e disse:
“Non posso farti arrivare fino al castello ma se vuoi possiamo continuare a casa mia davanti a una tazza di tè”
“Volentieri grazie”
Adrien trasse di tasca le chiavi del cancello, lo aprì e invito il mio amico a seguirlo.
La casa del giardiniere era una piccola costruzione in legno di un solo piano. L’ingresso era abbastanza grande da alloggiare un tavolino per due e una dispensa di legno stile molto (molto, molto) rustico. In un angolo della stanza c’erano due fornelli, un frigo e un lavello. I quattro lati della stanza erano occupati dalla porta di ingresso, dalla porta del bagno, dalla porta della camera da letto e da una grande finestra che affacciava sul bosco e su un piccolo capanno. Nel complesso era una casa tanto rustica quanto piccola, ma almeno eccezionalmente intima.
I due uomini si erano seduti al tavolo davanti ad un te servito in porcellane di fine gusto francese che malamente si accostavano al luogo dove venivano riposte.
“E così vorresti scalare la torre? Scusami se te lo dico ma mi pare una cosa proprio stupida. E’ alta, parecchio alta… sei per caso uno di quelli che scala i palzzi per hobby?”
“No, è più una missione” rispose il mio amico guardando la sua tazza di te con aria un po’ assente.
“Non ti sarai innamorato anche della torre?”
“Voglio salvare una dama in cima alla torre e portarla giù”
“Vorresti salire per 40 metri e poi ridiscendere con qualcuno???” a questo punto Adrian fece fatica a non urlare a metà tra il divertito e il preoccupato: “Ragazzo… sei matto.”
“Ciò non di meno la sfida mi tenta…”
“Il signor Gauthier non ti darà mai il permesso… e se poi ti ammazzi?”
“Con o senza il permesso lo farò”
“Comunque il signor Gauthier è partito due giorni fa e non tornerà prima di un mese”
Un’altra cosa da sapere sul mio amico: era dotato di un certo senso della provvidenza.
“E lei signor Moreau? Può farmi arrivare alla torre?
“Sei scemo? Io sono anche il custode se non lo avessi capito.”
Adrian incominciò a pulire il tavolo mentre le ombre della sera si allungavano da dietro i mobili. Il mio amico smise di guardare la sua tazza senza pudore: "ccasioni disse ua tazza e tirando fuori il suo sguardo delle grandi occasioni disse obili." ila camera da lettoe tirando fuori il suo sguardo delle grandi occasioni disse, senza pudore:
“C’è anche un'altra cosa che dovrebbe sapere…”
Adrian si voltò verso il mio amico.
“Innamorato?” chiese Fernand mentre cercava di rimanere in equilibrio sulla scala.
“Capisci sempre alla rovescia!” gli rispose Anton, il garzone del emporio, mentre gli passava la spugna strizzata.
“L’hai detto tu che è innamorato!”
“Innamorato della torre! Ma era un presa per il culo!” Anton riprese la spugna nera per lo sporco e la lavò bene nel secchio, poi porgendola di nuovo a Fernand aggiunse:
“L’ha detto Adrian che lui è innamorato della torre per prenderlo per il culo!”
“Allora di chi è innamorato?”
“Di tua sorella! Ma insomma… l’importante è che lui scalerà la torre dello château!”
“E il signor Gauthier?”
“Non lo saprà mai!”
“Una recita!” Elsie era raggiante “Guarda André!”
André si avvicinò alla sua innamorata tutta intenta a leggere l’avviso appeso alla porta della locanda.
“Sembra proprio così cara Elsie, e cercano attori… deve essere un idea di Irmine!”
“Dice che si terrá al castello e tutta Limeux è invitata a partecipare”
“Perché non chiedi di fare l’attrice Elsie, saresti bellissima su un palco.”
“Si l’ho sentito io… ne parlavano Fernand e Anton alla locanda mentre pulivano l’insegna!”
“E’ un idea del nuovo venuto, pare sia un commediografo!”
“Macché commediografo! È un poeta”
“E che differenza c’è?”
“Secondo me è un trucco per rapinare il signor Gauthier!”
“Un commediografo scrive commedie il poeta scrive poesie!”
“Per me è uguale, sempre di roba scritta si tratta!”
“Vi dico che è un trucco! Vedrete se non ho ragione anche le mutande gli porta via!”
“le commedie si recitano!”
“e le poesie? Si fischiettano?”
“Anche le mutande… ve lo dico io.”
Il Sig. Gaurthier aveva dato filo da torcere ad una nutrita schiera di studiosi dell’architettura medievale che pretendevano di saperne più di lui su come doveva presentarsi un dignitoso castello di epoca caroligia. Il risultato era quantomeno sorprendente: un incrocio tra il castello di Dracula e Neuschwanstein in Baviera.
La torre, alta più o meno 40 metri, era attaccata ad un mastio dal tetto a due falde molto acuminato. Dal mastio si protendevano in avanti due alte ali di edificio che terminavano anch’esse con due piccole torri.
Le due ali circondavano un vasta corte pavimentata e, a sud, chiudevano la corte tramite un alto muro di cinta interrotto da un imponente ingresso con tanto di ponte levatoio e torrioni ai lati.
Non essendo costruito in cima a una collina, come la logica fiabesca avrebbe imposto, il castello veniva a trovarsi facilmente nascosto dalla vegetazione intorno e questo andava certamente a discapito di una privilegiata posizione panoramica, ma decisamente a favore di una certa intimità.
La torre, come già detto, faceva eccezione: si stagliava per prima sopra il sentiero nel bosco indicando la deviazione che conduceva direttamente al grande ingresso. Appena imboccato il nuovo sentiero verso il fatato edificio si era costretti a fermarsi di fronte ad un ben più prosaico cancello in ferro che accessoriava un’alta recinzione di metallo sormontata da filo spinato. Il tutto era infine ingioiellato da telecamere e altri marchingegni antieffrazione molto meno affascinanti di un drago sputa fuoco, ma altrettanto efficaci nel loro lavoro.
Francesco guardava il grande cancello.
Era decisamente troppo “grande”: diede un paio di sguardi al filo spinato, alle telecamere e, tirato un sospiro, mise il dito sull’unico pulsante del citofono.
Nessuna risposta.
Dito sul pulsante.
Ancora nulla.
Dito sul pulsante.
Niente.
Francesco guardò l’albero più vicino alla recinzione: il filo spinato, le telecamere e, tirato un sospiro, mise il piede sull’unica maniera evidente per incontrare il signor Gauthier e rompersi una gamba.
“Ma che cazzo stai facendo?” l’ometto che aveva parlato era decisamente basso e decisamente incazzato.
“Salgo su questo albero.” Rispose il mio amico abbracciato teneramente alla ruvida corteccia .
“Questo lo vedo da solo… ma almeno che tu non voglia avere un figlio con questa pianta sembra tu voglia scavalcare la recinzione.”
“In verità signore questo albero non è il mio tipo e a dire il vero non credo che io gli piaccia.”
“E riguardo la recinzione?”
“Aimè temo che neppure lei mi desideri particolarmente”
“Ragazzo! Si da il caso che sia illegale”
“Si da il caso che non me ne freghi assolutamente nulla! E’ colpa mia se questo assurdo mondo ha fissato le sue leggi contro noi scalatori di alberi senza tener di conto della nostra sensibile natura amorosa?”
L’Omino sembrò vedere la recinzione per la prima volta, guardò l’albero e disse: “Anche se sali più in altro della recinzione dovrai fare un salto di quasi 4 metri per trovarti all’interno. Pensi di trascinarti fino al castello con una gamba rotta?”
Dovete sapere che il mio amico era dotato di una certa presenza di spirito, ma, in egual misura, anche di una certa coerenza logica. Vista dal basso la sua posizione era decisamente sfavorevole e le ragioni dell’omino, invece, incontestabilmente esatte.
“Lei come mi consiglia di procedere?”
“Prima di tutto scendendo.” Disse l’omino, e il mio amico scese docilmente.
“Per seconda cosa presentandoti” continuò l’omino.
“Franceso Corsi, piacere” disse il mio amico tendendo la mano verso il nuovo venuto.
“Piacere, sono Adrien Moreau, giardiniere della tenuta.” rispose il nuovo venuto con un certo garbo prendendo la mano del mio amico.
“E ora saresti così gentile da dirmi perché cavolo volevi romperti una gamba?”
“Devo parlare con il signor Gauthier”
“Sei un giornalista?”
“No sono una specie di scrittore…”
“Una specie?”
“io scrivo ehm… ha presente le bottiglie di olio al supermercato?”
“certo…”
“I barattoli di spezie?”
“si, ma che….”
“A presente le scatole di riso…”
“si, guarda che ci sono stato al supermercato! Cosa c’entra?”
“io scrivo i modi d’uso sulle etichette dei prodotti, incateno il senso delle cose alle cose stesse”
“…”
“Ha mai letto sull’etichetta dell’olio: Ideale su tutti i cibi, si sposa con tutti i sapori rendendolo fondamentale condimento per qualunque piatto?”
“…”
“Oppure sulle confezioni di curry: rende più esotica la vostra ricetta aggiungendo un pizzico di gusto tagliente ai sapori di ogni giorno? Ecco io scrivo queste cose.”
“Sono sbalordito”
“Posso immaginarlo. alcune di queste frasi mi hanno anche fatto vincere dei premi.”
“Premi?”
“Beh… nulla di importante… deve sapere che esistono gare di poetica spicciola… ho vinto due volte il premio per la miglior poesia con meno di 10 parole”
Adrien guardò il mio amico, il cancello, l’orologio e disse:
“Non posso farti arrivare fino al castello ma se vuoi possiamo continuare a casa mia davanti a una tazza di tè”
“Volentieri grazie”
Adrien trasse di tasca le chiavi del cancello, lo aprì e invito il mio amico a seguirlo.
La casa del giardiniere era una piccola costruzione in legno di un solo piano. L’ingresso era abbastanza grande da alloggiare un tavolino per due e una dispensa di legno stile molto (molto, molto) rustico. In un angolo della stanza c’erano due fornelli, un frigo e un lavello. I quattro lati della stanza erano occupati dalla porta di ingresso, dalla porta del bagno, dalla porta della camera da letto e da una grande finestra che affacciava sul bosco e su un piccolo capanno. Nel complesso era una casa tanto rustica quanto piccola, ma almeno eccezionalmente intima.
I due uomini si erano seduti al tavolo davanti ad un te servito in porcellane di fine gusto francese che malamente si accostavano al luogo dove venivano riposte.
“E così vorresti scalare la torre? Scusami se te lo dico ma mi pare una cosa proprio stupida. E’ alta, parecchio alta… sei per caso uno di quelli che scala i palzzi per hobby?”
“No, è più una missione” rispose il mio amico guardando la sua tazza di te con aria un po’ assente.
“Non ti sarai innamorato anche della torre?”
“Voglio salvare una dama in cima alla torre e portarla giù”
“Vorresti salire per 40 metri e poi ridiscendere con qualcuno???” a questo punto Adrian fece fatica a non urlare a metà tra il divertito e il preoccupato: “Ragazzo… sei matto.”
“Ciò non di meno la sfida mi tenta…”
“Il signor Gauthier non ti darà mai il permesso… e se poi ti ammazzi?”
“Con o senza il permesso lo farò”
“Comunque il signor Gauthier è partito due giorni fa e non tornerà prima di un mese”
Un’altra cosa da sapere sul mio amico: era dotato di un certo senso della provvidenza.
“E lei signor Moreau? Può farmi arrivare alla torre?
“Sei scemo? Io sono anche il custode se non lo avessi capito.”
Adrian incominciò a pulire il tavolo mentre le ombre della sera si allungavano da dietro i mobili. Il mio amico smise di guardare la sua tazza senza pudore: "ccasioni disse ua tazza e tirando fuori il suo sguardo delle grandi occasioni disse obili." ila camera da lettoe tirando fuori il suo sguardo delle grandi occasioni disse, senza pudore:
“C’è anche un'altra cosa che dovrebbe sapere…”
Adrian si voltò verso il mio amico.
“Innamorato?” chiese Fernand mentre cercava di rimanere in equilibrio sulla scala.
“Capisci sempre alla rovescia!” gli rispose Anton, il garzone del emporio, mentre gli passava la spugna strizzata.
“L’hai detto tu che è innamorato!”
“Innamorato della torre! Ma era un presa per il culo!” Anton riprese la spugna nera per lo sporco e la lavò bene nel secchio, poi porgendola di nuovo a Fernand aggiunse:
“L’ha detto Adrian che lui è innamorato della torre per prenderlo per il culo!”
“Allora di chi è innamorato?”
“Di tua sorella! Ma insomma… l’importante è che lui scalerà la torre dello château!”
“E il signor Gauthier?”
“Non lo saprà mai!”
“Una recita!” Elsie era raggiante “Guarda André!”
André si avvicinò alla sua innamorata tutta intenta a leggere l’avviso appeso alla porta della locanda.
“Sembra proprio così cara Elsie, e cercano attori… deve essere un idea di Irmine!”
“Dice che si terrá al castello e tutta Limeux è invitata a partecipare”
“Perché non chiedi di fare l’attrice Elsie, saresti bellissima su un palco.”
“Si l’ho sentito io… ne parlavano Fernand e Anton alla locanda mentre pulivano l’insegna!”
“E’ un idea del nuovo venuto, pare sia un commediografo!”
“Macché commediografo! È un poeta”
“E che differenza c’è?”
“Secondo me è un trucco per rapinare il signor Gauthier!”
“Un commediografo scrive commedie il poeta scrive poesie!”
“Per me è uguale, sempre di roba scritta si tratta!”
“Vi dico che è un trucco! Vedrete se non ho ragione anche le mutande gli porta via!”
“le commedie si recitano!”
“e le poesie? Si fischiettano?”
“Anche le mutande… ve lo dico io.”
5 commenti:
certe cose vanno scritte col sangue tanto perchè qualcuno si ricordi di averle lette
questa storia mi sta appassionando proprio!
aspetto con ansia il seguito!
nell'intervento nel capitolo precedente avevo detto che il castello esisteva veramente.
ora vi posso dire dove si trova e di chi è.
il sito è a Guédelon, Borgogna, a 50km da Auxerre. Il proprietario che ha lanciato questa costruzione è monsieur Guyot.
il cantiere è aperto dal 1998 e sarà concluso nel 2023.
voglio ribadire il fatto che prima o poi voglio andare a vedere questa meravigliosa follia!
Impressionante. Io ti accompagno. Ma quando arriva il nuovo capitolo? Sembra quando si pubblicavano i romanzi a puntate sui giornali...
si può partecipare al cantiere, ma non ci sono caschetti di sicurezza e ordini di servizio: si è vestiti da medioevali e si segue il capomastro o architetto, che in greco significa proprio capo dei costruttori.
benvenuti! questa nuova sezione è dedicata alle storie a puntate.
enojy and stay with us!
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