sabato 12 gennaio 2008

sotto la pelle


Passeggiava per la stretta stradina, risalendo la collina. Gli occhi incollati davanti a sé, in una scansione assente del percorso. Pensava. E i suoi pensieri erano il suo mondo, la sua musica. Si godeva gli ultimi giorni di quella città che mai era riuscito ad amare, e proprio ora, ironia, apprezzava. Ne apprezzava perfino il clima da dopo pioggia, con quell’aria di pulito e di asfalto bagnato.
All’improvviso qualcosa colpì la sua attenzione, qualcosa di apparentemente senza interesse. Tornò indietro di alcuni passi e si piegò sulle ginocchia.
Era una pozza. Una comunissima pozza di acqua piovana rannicchiata in un piccolo avvallamento.
La guardò. Attraverso ci poteva vedere il tramonto, là, oltre i muri di cinta e gli alberi.
E si scoprì a pensare: e se il mondo fosse solo una piccola, sottile pelle, ed il cielo stesse sotto? Se le pozze d’acqua fossero improvvisi e magici buchi nella crosta attraverso cui vedere l’interno?
Se il cielo fosse proprio qui in terra?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Dettagli... ma non tutti li notano. E anche chi li nota molto spesso li perde in un lampo, che non fai nemmeno in tempo a dire "guarda" e già non c'è piu'.
Qualcosa bisogna trattenere.
(Oh ti ho scritto!)

Anonimo ha detto...

ed luisè sono i dettagli che alimentano la nostra voglia di guardare e a volte ti restano in testa meglio dell'insieme (o l'insieme te lo ricordano i dettagli)

Anonimo ha detto...

Anche a me è successo spesso di venire affascinata dai riflessi.
L'acqua può essere veramente affascinante, anche in una pozzanghera, anzi, forse colpisce di più proprio perchè non ti aspetteresti che contenga un mondo in così poco spazio.
Pensa se invece di guardare quel mondo a testa bassa e dentro un riflesso lo guardassimo a testa alta e dritto in faccia.
Quante cose potrebbe raccontarci?
Eppure serve sempre quella pozzanghera!

Amélie ha detto...

quando ero piccolo abitavo di fianco al recinto dove mio nonno teneva i camion dell'impresa. c'era un piccolo canale d'acqua a cielo aperto, vicino a dove i camion facevano benzina. a parte il profumo inebriante del carburante quello che più mi incantava era l'acqua. sulla superficie si creavano sempre delle strice colorate che si muovevano e cambiavano colore. allora non sapevo che erano i riflessi della benzina, e d'altra parte non avrebbe cambiato molto l'emozione che provavo nel vedere l'arcobaleno crearsi da una superficie trasparente, modificarsi, sciogliersi e riformarsi.
quando sei piccolo i dettagli sono tutto. poi con il tempo impari a farne a meno e a smettere di sognare.
eppure gli arcobaleni continuano a stare nei canali più sudici. eppure non ci sono più ragazzi seduti in riva al fosso ad osservarne le danze

Anonimo ha detto...

Nell'ultima osservazione mi permetto di contraddirti.
Ho iniziato a pensare da chi l'ho visto fare e in 1 minuto mi sono venuti in mente 10 nomi :)

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con il giorgio e la wanderer