Quando stavo in Italia la norma era uscire verso le 22.30-23.00. Una birretta in compagnia e si tornava a casa contenti. A Granada uscivamo intorno a mezzanotte e ci si infilava in una festa fino quasi a mattina. Stasera a Barcellona siamo usciti alle 2.30, siamo andati in un edificio industriale dismesso, dove per entrare da una serranda scorrevole con 3 uomini di guardia dovevi conoscere qualcuno. Passati vari ambienti dismessi e zeppi di rifiuti industriali e non, sorpassato il tanfo di piscio e intuito vagamente da dove proviene la musica trai tanti edifici e porte nel buio, risaliamo una scala fasciata con nastri per la non agibilità del locale. Arriviamo in una stanza al secondo piano con le vetrate sostituite da pannelli in cartone pressato, con le luci di emergenza ad ascoltare reggae. Siamo usciti perché non ci piaceva.
Nel metro guardo Gwen e il suo vicino di posto. Lei è la tipica francese un po’ gitana: scarpe nere e grosse da rapper, pantaloni struciti di velluto a zampa, maglione oversize che le nasconde le forme, sciarpone lunghissimo e berretta di lana grossa da cui fuoriesce solo un ciuffo casuale del suo magnifico e improbabile taglio e l’orecchino di legno nero. Al suo lato una ragazza legge un librone da almeno 600 pagine (ricordo, saranno almeno le 4.30). Scarpe di pelle con il tacco, jeans attillato, maglione e cappotto scuro, sciarpa elegante, anelli preziosi. Stanno una di fianco all’altra. Gwen dice: è che siamo arrivati troppo presto, gli altri arrivavano più tardi. Il prossimo fine settimana andiamo a dormire, ci svegliamo alle 3 e andiamo alla festa alle 5 del mattino. Tanto i miei amici ci vanno domattina alle 10.
Sono allucinato.
Ma dove sono finito?
domenica 13 gennaio 2008
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